Nell’epoca della body positivity, della “normalizzazione” (ahi, come non mi piace quest’espressione!) dei corpi non conformi (troppo magri, troppo grassi, e così di troppo in troppo), il racconto autobiografico di Michela Panigada, che ha vinto il terzo premio nel 2020 al concorso letterario nazionale “Essere donna oggi”organizzato dall’amministrazione comunale di Gallicano (LU), Tra le righe libri editore e l’associazione L’Aringo, ci riporta ad un’epoca in cui la moda dettava i canoni della fisicità, soprattutto quella femminile, senza però quelle estremizzazioni che gli anni seguenti hanno evidenziato, da Kate Moss in poi.
Michela e il suo corpo non conforme, diventato, per un gioco del destino, emblema del “conformato”, oggi “curvy”. Modella, ma soprattutto Donna.
Daniela Grossi Presidente dell’associazione La Città delle Donne ODV
Il link del concorso
Milano anni ’80. La Milano da bere! “Il conformato nasce nel febbraio 1984 in occasione delle sfilate di moda in Milano Fiera, per l’Anteprima Moda, la mia agenzia di modelle conosciuta in tutta Europa è stata la prima a creare un gruppo di indossatrici curvy, con grande risalto sulla stampa italiana ma soprattutto statunitense, dove al contrario di questo primo fenomeno italiano, costituisce un business perfettamente organizzato. Per me e la mia agenzia, l’indossatrice “Più” è moda, e la moda rappresenta, per noi del settore, cultura, arte, spettacolo, impegno e fa storia. Altrettanto dicasi per le modelle scelte, dopo un’accurata indagine, tra lavoratrici, intellettuali e personaggi eclettici; frutto di alta professionalità e sintesi di vari indirizzi femminili. Un discorso non marginale, nel campo della moda, che può conquistare l’attenzione delle donne che non si riconoscono nelle filiformi immagini dello “styling italiano nel mondo”, ma in una più sana e avvolgente femminilità, che valorizzi – nei limiti del buongusto e della classe – la frizzante originalità della realtà fisica della donna.”
Vittorio Zeviani ideatore e fondatore Agenzia Why Not Model Management, Milano.
MODELLA GRAZIE AI MIEI FIANCHI LARGHI
Sono stata sempre abbondante ed esagerata, non solo per il mio carattere, ma anche per il mio corpo. Nata grande e lunga, fin da bambina ero quella più alta, che dimostrava più anni del dovuto. Quella, per chiarire bene, che sta sempre dietro, in fondo nelle foto di classe e di gruppo. Anche i grembiuli bianchi con il fioccone azzurro delle elementari, mia madre faticava a trovarmeli e comunque le maniche erano sempre corte.
Da adolescente c’era la fatica di trovare i jeans della mia misura e che tortura sdraiarmi sul letto per chiudere la cerniera! Fatica oltraggiata da mio padre che, non riuscendo a convincermi a non indossare quei tremendi jeans tutti rotti e bucati (pensate che ora li vendono a caro prezzo griffe affermate, così i ragazzi non conoscono neanche la fatica di consumarli!) veniva di notte in camera mia, li rubava mentre dormivo buttandoli nella casetta in fondo al giardino, una sorta di lavanderia, magazzino, dove io, puntualmente, non ritrovandoli nel mucchio informe dei miei vestiti ai piedi del mio letto, li recuperavo e rimettevo.
Poi arrivai a Milano. Sempre abbondante. Mai saputo cosa fosse la taglia 44 e 46, ma felice delle mie forme e padrona del mio corpo che stavo cominciando a capire e che – unito al mio modo di essere – piaceva molto agli uomini. Un periodo di impegno femminista con le radio libere e le mie amiche giornaliste, immersa in lavoretti precari, ma di grande soddisfazione.
Una mattina ero a letto: il lusso di una colazione speciale e il Corriere della Sera spalancato sopra la coperta, a me piace leggere davvero tutto nei quotidiani – ne ero sempre stata molto affascinata, soprattutto da quando vivevo nella grandecittà efficiente ed energica – dagli annunci, quelli piccoli in un riquadrino scritti in neretto, a quelli mortuari, fino a quelli che ricercavano accompagnatrici per una sera… E quel giorno, incredibile, c’era un annuncio rivolto a me: una famosa agenzia di modelle cercava urgentemente per la fiera storica di moda milanese, donne alte ma soprattutto con i fianchi larghi come i miei 106-108 e non poteva essere uno scherzo!
Telefonai subito e il giorno dopo ero a fare un “provino pre-provino”. Superato anche quello, dovetti fare una sorta di addestramento serrato ed espresso, vista la data vicinissima della sfilata, in un enorme salone con una lunghissima passerella con un mentore, più simile a un ammaestratore di circo, che era cattivissimo e isterico, tal Ugo. Furono selezionate una ventina – non di più – di donne, scelte così velocemente per debuttare in un mondo fatto solo di modelle magrissime, con una linea morbida conformato o “curvy” scegliete il termine che preferite – ma sappiate che Ugo ci avvisò che quel giorno a lato della passerella ci sarebbero state delle scenografie particolari, ovvero delle bellissime sagome di dolci e pasticcini con panna montata, e che noi – morbide e rassicuranti – dovevamo sorridere, sorridere e sorridere e lo diceva in un modo così crudele e sminuente che qualche ragazza piangeva!
Fu uno dei tanti tentativi di uno stilista, apparentemente illuminato, verso le donne non anoressiche, di proporre le donne con le forme morbide, destinato a fallire. In questo mondo della moda, nessuno è mai riuscito, secondo la mia visione, a sdoganare veramente LA DONNA ovvero quello che ritengo di essere sempre stata io e tante altre donne “in forma e conforme a me stessa”.
Sicuramente un mercato enorme quello della moda plus-size, quello delle cosiddette taglie forti, di grande profitto, ma anche con la stranezza che hanno sempre maggior successo, ma incontrano ancora tante e diverse resistenze da parte delle case di moda.
Ma, soprattutto, emotivamente inarrivabile per gli stilisti che da sempre, con una sorta di ossessione per una bellezza formale con dei canoni fissi di figure femminili, rispettano e esaltano – come feticcio – un corpo di “donna attaccapanni” senza anima e identità.
Io mi divertii tantissimo per me fu un gioco, in cui coinvolsi amici e amiche, camminando a casa nel grande corridoio con i libri in testa, quelli di fantascienza della collezione di mio marito.
Un gioco per me, con l’ironia usata come lente per osservare una realtà assurda, anche per guadagnare dei soldi sicuramente, ma per costruire e realizzare i miei sogni senza essere o voler diventare “come tu mi vuoi” tu…lui il maschio. Perché io ero già me stessa e fiera di essere così!
Michela Panigada
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È un'associazione di donne per le donne che promuovono e realizzano la solidarietà tra donne di generazioni, contesti sociali e provenienze geografiche diverse.
L'Associazione è aperta a donne di ogni età, realtà sociale, lavorativa, orientamento sessuale, che sono animate dal desiderio di collaborare al cambiamento della realtà in cui vivono e di incidere sulle scelte di governo del territorio.
Ci impegniamo a rimuovere ogni discriminazione diretta ed indiretta basate sul genere, su motivi di origine etnica o razziale, religione o credo, disabilità, età o orientamento sessuale infine, creiamo sinergie e collaborazioni con altre associazioni a partire da quelle femminili.